«Stray» al test: le coraggiose avventure di un gatto in un fantastico scenario cyberpunk
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«Stray» al test: le coraggiose avventure di un gatto in un fantastico scenario cyberpunk

Traduzione: Martina Russo

Un gatto in un mondo distopico abitato di robot è il fulcro di questo gioco tanto insolito quanto adorabile. L’avventura è breve, ma di quelle che non si dimenticano.

Sto passeggiando tranquillo con la mia famiglia in un’area solitaria. Mi diverto a stuzzicare i miei fratellini pelosi e ascolto gli uccellini cinguettare. Mentre zampetto in equilibrio su un vecchio tubo succede l’imprevisto: il tubo si rompe e io cado di sotto. Per fortuna in «Stray» sono un gatto, altrimenti il gioco finirebbe qui. Invece mi ritrovo in un luogo sconosciuto, lontano dai miei fratelli a quattro zampe.

«Stray» si svolge in un futuro distopico abitato da robot dalla testa a forma di schermo. Nessuna traccia di esseri umani. La prima volta che il mio gattone rosso striato incontra uno degli abitanti, questo reagisce spaventato e scappa via. O siamo di fronte a un caso gravissimo di allergia ai gatti, oppure il robot non aveva mai incontrato un felino prima d’ora.

Tutto quello che ti aspetteresti da un gatto.
Tutto quello che ti aspetteresti da un gatto.

La coppia improbabile

Il cinguettio degli uccellini e la luce del sole hanno ormai lasciato il posto a vicoli stretti e bui. In fondo a una viuzza, una tremolante insegna luminosa attira la mia attenzione. Le frecce che riporta mi indicano palesemente una direzione. Svoltato l’angolo, sopra a un tabellone compare la scritta «Seguimi». Non ho idea se in questo nuovo mondo i gatti sappiano leggere, oppure se qui si applichi una «volontaria sospensione dell’incredulità». Sia come sia, continuo a seguire i cartelli luminosi. Grazie alla mia agilità tipicamente felina mi arrampico senza fatica sui bidoni della spazzatura, salto sui tetti delle case e mi infilo in una finestra leggermente aperta da cui filtra una luce azzurrognola.

Il piccolo drone sa hackerare i terminali e fa da traduttore tra me e i robot
Il piccolo drone sa hackerare i terminali e fa da traduttore tra me e i robot

Qui incontro un piccolo drone chiamato B-12, che si ricorda vagamente dei suoi precedenti proprietari, degli scienziati, e vorrebbe tanto ritrovarli. Sa anche più e meno in che direzione andare. Visto che sono molto servizievole e a mia volta non ho la minima idea di dove andare, mi lascio guidare da questa lattina volante. Durante le nostre peregrinazioni incontriamo sempre più abitanti di questo mondo, che in realtà sono molto più umani di quanto potrebbe sembrare di primo acchito.

Meccaniche di gioco semplici ma coinvolgenti

Un guardiano ci suggerisce di cercare gli Outsider, che dovrebbero aiutarci a scappare da questa città misteriosa. Per farlo mi arrampico e salto come una capretta – o meglio, come un gatto – superando senza problemi tutti gli ostacoli che mi trovo davanti. Proprio nella prima area posso esplorare in lungo e in largo e svolgere parecchie azioni. Uno dei primi compiti consiste nel trovare dei diari in appartamenti abbandonati. Per farlo devo risolvere piccoli enigmi grafici per permettere al mio drone di aprire una cassaforte, oppure devo bloccare delle ventole per entrare in luoghi altrimenti inaccessibili. In un’altra occasione scambio delle lattine di bevande per un cavo elettrico di cui ha bisogno l’hacker locale per decifrare un codice per me.

Muovi quella gamba da robot.
Muovi quella gamba da robot.

Il gioco è incentrato principalmente su semplici enigmi ambientali. Man mano che procedi devi anche nasconderti da droni dal grilletto facile o da mostri dall’aspetto simile alle piccole teste-granchio di «Half-Life», che si alimentano di carne e metallo. Il gioco è relativamente lineare, ma dà sempre molto spazio alla scoperta. Principalmente per recuperare brandelli di ricordi per l’amico drone e scoprire di più sul suo mondo e la sua storia.

Un vero piacere per gli occhi

Il modo in cui è disegnato il cybermondo invita ad esplorarlo e scoprirlo. L’ambientazione cyberpunk e i suoi effervescenti abitanti robot è semplicemente straordinaria. Un appartamento in cui sembra che qualcuno abbia giocato a Jenga con libri e schermi a tubo catodico accende la mia fantasia. Agli slum scarsamente abitati dell’inizio del gioco si sostituisce, man mano che si procede, una città pulsante tutta da scoprire anche grazie all’illuminazione contrastante.

L’illuminazione contribuisce moltissimo a creare l’atmosfera del gioco.
L’illuminazione contribuisce moltissimo a creare l’atmosfera del gioco.

Il punto di vista da gatto offre inoltre una prospettiva del tutto inedita: ti aggiri quatto sul pavimento e guardi le grandi forme dal basso in alto, oppure le osservi a distanza di sicurezza mentre passeggi sui balconi. Nessuno sembra disturbato dal fatto che tu faccia cadere regolarmente dei vasi di fiori, ribalti i drink al bar o ti faccia le unghie sui mobili. Se normalmente i robot si comportano in modo molto umano, qui dimostrano una tranquillità sovrumana.

A vedere questa tastiera di sicuro al collega Kevin verranno gli occhi lucidi.
A vedere questa tastiera di sicuro al collega Kevin verranno gli occhi lucidi.

Ma prendere le sembianze di un gatto non si limita alla possibilità di danneggiare gli oggetti di arredamento. Puoi bere dalle pozzanghere, schiacciare un pisolino nei luoghi più impensati, strusciarti sulle gambe dei robot e miagolare a comando. Gli sviluppatori di BlueTwelve Studio hanno reso l’animazione del gatto quasi perfetta. Solo in pochi punti mi accorgo che il budget usato qui non era certo quello disponibile per la resa dei particolari dei cavalli in «Red Dead Redemption 2».

Non solo per amanti dei gatti

Con un gatto come protagonista e un mondo popolato da robot, «Stray» offre un setting del tutto inusuale. È davvero divertente andare alla scoperta di questo mondo sconosciuto con la leggerezza di un batuffolo peloso. Se poi, come nel mio caso, hai anche un debole per le atmosfere cyberpunk, lo scenario ricco di insegne luminose risulta ancora più avvincente. Insieme a un sound design perfettamente in sintonia, diventa un mondo irresistibile in cui immergersi.

Credo di non avere mai fatto così tanti screenshot come in «Stray».
Credo di non avere mai fatto così tanti screenshot come in «Stray».

Anche se la maggior parte delle meccaniche di gioco, come i rompicapo per gli interruttori o i passaggi di arrampicata, non offre nulla di davvero nuovo, l’identità felina offre una prospettiva totalmente fresca per due motivi. Visto che il gioco in gran parte non punta sull'azione, hai tutto il tempo di gustarti l’ambiente circostante in santa pace. Man mano che avanzi nel gioco ti immergi sempre più nel ruolo del protagonista gattesco. Fai intenzionalmente delle deviazioni se hai la possibilità di ribaltare un paio di bottiglie oppure ti strusci sulle gambe dei robot per divincolarti in fretta e furia non appena cercano di accarezzarti. Noi gatti siamo imprevedibili.

Il fatto che abbia persino voglia di giocare di nuovo ad alcuni capitoli giusto per colmare gli ultimi vuoti di memoria del mio compagno volante la dice lunga. «Stray» è un gioco relativamente breve (dalle sei alle dieci ore), di cui però mi ricorderò a lungo.

Mi è stato fornito da Annapurna Interactive. Il gioco è disponibile dal 19 luglio per PC, PS4, PS5 ed è incluso negli abbonamenti PS Plus Extra e Premium.

Parliamo di «Stray» o di altre tematiche relative a giochi e tecnologia nel podcast settimanale digitec trasmesso ogni giovedì in lingua tedesca.

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Vado matto per il gaming e i gadget vari, perciò da digitec e Galaxus mi sento come nel paese della cuccagna – solo che, purtroppo, non mi viene regalato nulla. E se non sono indaffarato a svitare e riavvitare il mio PC à la Tim Taylor, per stimolarlo un po' e fargli tirare fuori gli artigli, allora mi trovi in sella del mio velocipede supermolleggiato in cerca di sentieri e adrenalina pura. La mia sete culturale la soddisfo con della cervogia fresca e con le profonde conversazioni che nascono durante le partite più frustranti dell'FC Winterthur. 


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