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Luca Fontana
Test del prodotto

OLED Evo G4 di LG alla prova: il migliore mai prodotto della serie Meta

Luca Fontana
16/5/2024
Traduzione: Martina Russo

Quasi ogni anno ci prende la tentazione di pronosticare l’inevitabile fine del dominio degli OLED LG. Almeno da quando Samsung ha scombussolato la scena OLED. Ma finora il pronostico non si è ancora avverato e pare che anche quest’anno non cambierà nulla.

Premessa-disclaimer: il televisore, versione da 65 pollici del G4, mi è stato fornito da LG per il test.

Partiamo con un breve recap: nella lotta per la supremazia tra i televisori OLED, LG è stata per anni l’avversario da battere. Infatti, il gigante tecnologico sudcoreano non solo produce schermi TV OLED per sé, ma anche per tutti gli altri. Di conseguenza non ha solo potere sul mercato, ma ha anche un vantaggio tecnologico.

LG non ha altra scelta che fuggire in avanti. L’anno scorso, il produttore di televisori si è presentato sul ring con due nuovi miglioramenti:

  1. Un nuovo strato di microlenti (MLA) nel pannello OLED.
  2. Un algoritmo migliorato per una luminosità di picco ancora maggiore.

Quest’anno LG lancia in gara una versione migliorata dei vecchi sistemi con il G4: Meta ora si chiama Meta 2.0 e dovrebbe avere uno strato di microlenti ancora migliore e un algoritmo ulteriormente potenziato. Basterà per conquistare la prima posizione?

Design: piatto e rettangolare, ma con un nuovo piedistallo

La «G» in G4 identifica il design «Gallery». Perché il G4 potrebbe effettivamente essere esposto sulle pareti di qualche galleria d’arte. A livello di forma il televisore ha uno spessore uniforme, ovvero 2,4 centimetri. L’obiettivo (al momento di questa recensione) è creare l’illusione di un murale da 3499 franchi.

Tra il bordo inferiore del televisore e il mobile ci sono poco più di otto centimetri. Anche questo è più dell’anno scorso. Ed è una buona cosa: perché così la maggior parte delle soundbar dovrebbe avere spazio sufficiente per essere posizionata direttamente sotto al televisore. Se però il sensore a infrarossi del telecomando viene coperto proprio dalla soundbar, accendere e spegnere il televisore diventa problematico.

Veniamo alle specifiche. Ecco cosa ti offre il G4 di LG:

Misurazioni: una buona partenza, ma nessun salto quantico quest’anno

Stai per leggere informazioni molto tecniche. Per le mie misurazioni utilizzo lo strumento professionale di Portrait Display per classificare in modo oggettivo la qualità dell’immagine. Se dettagli e diagrammi non sono esattamente la tua passione, puoi leggere la versione breve qui di seguito e passare direttamente al capitolo «L’immagine».

I principali risultati in sintesi:

Per quanto riguarda i dati rilevati, ho misurato tutte le modalità dello schermo del televisore senza eseguire la calibrazione, ovvero nello stato in cui l’apparecchio esce dalla confezione. Ho fatto solo poche modifiche alle impostazioni standard:

I valori migliori per tutti i tipi di contenuto sono quelli che ho ottenuto nella modalità home cinema. Sia per contenuti SDR, HDR e Dolby Vision. I valori riportati più sotto fanno quindi sempre riferimento a questa modalità. Tranne che per i videogiochi, per i quali dovresti sempre utilizzare la modalità Gaming.

La luminosità massima

Dal test questi valori strabilianti non sono usciti. Ma detto così, suona più negativo di quanto non intendessi.

Riassumiamo brevemente la tecnologia Meta: migliaia di microlenti convesse garantiscono la focalizzazione e l’amplificazione della luce prodotta dai LED. Il Booster Meta, un algoritmo, aumenta invece la luminosità massima. Grazie all’aggiunta di un dissipatore di calore supplementare e alla composizione al deuterio del pannello particolarmente resistente al calore, il display brilla ancora di più senza surriscaldarsi e senza aumentare il rischio di burn-in.

Bilanciamento del bianco, colori e toni di grigio

Diamo un’occhiata a come il nuovo dispositivo di punta di LG riproduce il bianco, i colori e le sfumature di grigio. Te lo spiego con tre domande:

  1. EOTF e bilanciamento del bianco: con quale accuratezza il televisore visualizza i toni di grigio neutri?
  2. Copertura dello spazio colore: quanti colori riesce a visualizzare il televisore?
  3. Fedeltà dei colori: con quale precisione il televisore riproduce i colori?

Ogni pixel del G4 è composto da un sub-pixel rosso, uno verde, uno blu e uno bianco. Il bianco si crea quando tutti irradiano nello stesso momento e con la stessa intensità. Quindi la massima luminosità crea il bianco più chiaro, mentre la luminosità più bassa crea il bianco più scuro, ovvero il nero. Nel mezzo ci sono diverse sfumature di grigio. Per questo motivo si parla anche di «misurazione della scala di grigi».

Maggiore è la differenza tra il punto immagine più chiaro e quello più scuro, migliori sono i valori di contrasto. Non perdo tempo a misurare il contrasto perché, come tutti gli OLED, il G4 di LG può spegnere completamente singoli pixel. Di conseguenza, il rapporto di contrasto tende all’infinito.

Nella copertura degli spazi colore rilevo quanto segue:

  • Rec. 709: 100% (buona = 100%) – lo spazio colore standard per contenuti SDR come live TV, DVD e Blu-ray.
  • DCI-P3: 96,58% (buona = >90%) – lo spazio colore standard per i contenuti in HDR, ad esempio in HDR10 o Dolby Vision.
  • BT.2020: 71,64% (buona = >90%) – lo spazio colore del futuro. I contenuti attuali lo usano raramente o mai.

Il G4 fornisce un’eccellente copertura del 96,58 percento anche per l’importante spazio colore DCI-P3. Questo dato è leggermente inferiore al 98,67% di copertura raggiunto dal G3 lo scorso anno. Oppure al 99,78% dell’A95L di Sony. Ma nella pratica non c’è alcuna differenza visibile.

Ed eccoci alla seconda domanda: la fedeltà cromatica. Questo valore indica la fedeltà con cui vengono rappresentati i colori. Come già in precedenza per la scala dei grigi, anche lo scostamento del televisore dal valore di riferimento è indicato con DeltaE. Le caselle bianche mostrano i colori di riferimento inviati al televisore dal generatore dell’immagine di test. I cerchietti neri, invece, mostrano i colori effettivamente misurati.

A titolo di confronto: nella misurazione della fedeltà cromatica il G3 di LG ha ottenuto un DeltaE di 1,97. È un peccato che il G4 sia leggermente superiore, anche se la differenza è difficile da riconoscere anche per gli esperti. L’A95L di Sony, invece, ha un DeltaE di «soli» 4,16.

Riflessi

Di per sé, i riflessi sullo schermo non si possono misurare. Ma è comunque importante esaminarli nei test. Per fare un paragone, prendo un’immagine del mio test condotto sul televisore di punta dello scorso anno, l’A95L di Sony. Le fotografie sono state scattate verso mezzogiorno e senza cercare di oscurare ulteriormente la stanza.

Entrambi i televisori riflettono sorprendentemente poco, anche durante il giorno. Insieme alla luminosità complessiva nettamente migliorata rispetto agli anni precedenti azzardo a dire che entrambi i televisori funzionano ottimamente anche in ambienti luminosi.

Di sera, quando la stanza è più buia, i riflessi non sono comunque più un problema. Nel televisore Sony, invece, si riconosce il riflesso leggermente violaceo della luce ambientale. Questo perché il suo pannello QD-OLED non ha un filtro di polarizzazione che blocchi alcune onde luminose, come invece hanno i comuni pannelli OLED di LG. Pertanto, nel confronto diretto, appare più nero.

L’immagine: qualità da riferimento degna degli OLED con il consueto potente processore

Immagine molto luminosa. Eccellente fedeltà cromatica appena fuori dall’imballaggio, anche senza calibrazione. In teoria. Ma come siamo messi a livello pratico? Ho confrontato il G4 di LG con il suo predecessore, il G3, e con il migliore televisore dello scorso anno, l’A95L di Sony.

Resa cromatica

Mi piacciono in particolare i toni caldi e rossastri della pelle che nella versione precedente di LG apparivano un po’ giallastri. Nel pannello QD-OLED di Sony sono proprio i toni della pelle a sembrare un po’ più naturali. Differenze che tuttavia si notano appena.

Fonte: Disney+, «Guardiani della Galassia, Vol. 2». Timestamp: 00:56:47.
Fonte: Disney+, «Avatar – La via dell’acqua». Timestamp: 00:48:10.

Mi viene più facile dare un giudizio con «James Bond – Skyfall», quando James e il giovane quartiermastro Q in un museo d’arte ammirano l’immagine di una vecchia e orgogliosa nave da guerra che viene ignominiosamente trainata verso la rottamazione. Naturalmente un’allusione all’agente segreto non più nel fiore degli anni, che però vuole ancora sapere.

Qui mi convince di più l’immagine del G4, anche se il G3 di LG ha senza dubbio un aspetto più naturale. Almeno se guardo solo i toni della pelle. Tuttavia, il G4 ha una tonalità bellissima, piacevole e calda che personalmente preferisco. Al secondo posto si piazza, per pochissimo, l’A95L di Sony.

Fonte: Apple TV+, «James Bond – Skyfall». Timestamp: 00:39:02.

Black Crush e ombre

Fonte: UHD Blu-ray, «Blade Runner 2049». Timestamp: 00:04:50.

Gradazioni di luminosità

Fonte: UHD Blu-ray, «Jurassic World». Timestamp: 00:21:18.

Il processore: come sempre, di livello elevato

Il processore è il cervello del televisore. Il suo compito principale è quello di ricevere, elaborare e visualizzare i segnali delle immagini. Elaborazione significa che il processore riconosce la scarsa qualità dell’immagine e la migliora. Ciò avviene, ad esempio, rimuovendo il rumore, migliorando i colori, smussando i bordi, rendendo più fluidi i movimenti e aggiungendo le informazioni mancanti ai pixel.

Motion processing e judder

Tanto per cominciare, voglio rendere la vita difficile al processore. In pratica il judder è un fenomeno presente in tutti i televisori. Soprattutto in presenza di lunghe panoramiche della telecamera. «1917» di Sam Mendes è pieno di questi movimenti di cinepresa costanti e lenti e quindi perfetto per testare il judder. Quando fai il confronto guarda soprattutto se le barre verticali della stalla scorrono in modo fluido nell’immagine o se si muovono «a scatti».

Fonte: Blu-ray UHD, «1917». Timestamp: 00:42:25.

La prossima scena è tratta da «1917». Ancora una volta il lavoro di Mendes con la cinepresa costituisce una sfida immensa per la maggior parte dei processori. Soprattutto dove ci sono bordi che si stagliano netti contro uno sfondo sfocato, per esempio intorno agli elmi dei due soldati. Qui, sia il processore che i pixel devono reagire in modo incredibilmente veloce.

Fonte: Blu-ray UHD, «1917». Timestamp: 00:35:36.

Il processore di Sony, nel terzo confronto, si comporta molto bene anche se sfoggia i suoi muscoli come l’LG Alpha 11 nel G4 o l’Alpha 9 del G3. Ma qui ci stiamo lamentando del brodo grasso: l’immagine scorre, ma non sembra mai innaturale.

Tempo di risposta dei pixel

Passiamo ora ai contenuti originali Apple: «For All Mankind». Voglio vedere quanto tempo impiega un singolo pixel a cambiare colore. Se questo non avviene abbastanza velocemente, ti sembrerà che l’immagine sia striata: questo fenomeno si chiama «ghosting». Quando la telecamera si sposta sulla superficie della luna, fai attenzione al testo visualizzato in basso a sinistra.

Fonte: Apple TV+, «For All Mankind», stagione 1, episodio 5. Timestamp: 00:00:10.

Problemi? Niente affatto. Almeno non con LG e Sony, dove i testi sovrapposti rimangono sempre nitidi. Ma per farti capire come si presentano le sbavature di cui parlo, alla fine ho aggiunto ancora un confronto con il modello C82 di TCL. Va detto, a essere sinceri, che si tratta di un televisore di due anni più vecchio. L’esempio è quindi solo a titolo illustrativo. Da allora TCL è migliorato notevolmente con i modelli successivi.

Questo esempio mostra anche gli eccellenti tempi di risposta dei pixel tipici dei televisori OLED. Ecco perché sono anche considerati ottimi monitor da gaming. I televisori LCD, come il TCL C82, sono solitamente svantaggiati da questo punto di vista.

Upscaling

E ora il test più difficile. Qui voglio vedere come il processore riesce a migliorare la qualità di fonti meno pregiate, come i Blu-ray o le buone vecchie trasmissioni in diretta. Oppure «The Walking Dead». La serie è stata volutamente girata su pellicola da 16 mm, per creare la sensazione di un mondo post-apocalittico grazie alla granularità antiquata e al rumore dell’immagine.

Fonte: Netflix, «The Walking Dead», stagione 7, episodio 1. Timestamp: 00:02:30.

Gaming: input lag e modalità Game

Misurando la correttezza del colore nella modalità Game, ottengo un ottimo Delta E medio di 3,44 (vedi «Bilanciamento del bianco, colori e toni di grigio» più in alto, se ti interessano maggiori dettagli su questo argomento). Questo è uno dei valori migliori che abbia mai misurato nella modalità Game di un televisore – anche meglio del G3.

  • 4 porte HDMI 2.1 (4K 120 Hz con console o 4K 144 Hz con PC)
  • Auto Low Latency Mode (ALLM)
  • Quality Motion Smoothing (QMS)
  • frame rate variabili (Nvidia G-Sync, AMD Freesync Premium e HDMI Forum VRR)

A tal fine LG – proprio come Samsung, Sony, Philips, TCL e Panasonic – ha stretto una partnership con importanti studi di giochi. Il risultato è l’HGiG – HDR Gaming Interest Group. Secondo il produttore, questo dovrebbe garantire che l’HDR venga visualizzato come voluto dagli sviluppatori del gioco. Ad esempio, giocando a «Spider-Man 2» sulla mia Playstation 5.

Fonte: PS5, «Spider-Man 2», modalità 120 Hz, HDR, VRR e ray tracing attivati.

È così che dev’essere una buona modalità di gaming.

Smart OS: webOS

Fonte: LG webOS 24.

Almeno con la versione attuale – webOS 24 – LG ha smesso di collocare nella parte superiore dello schermo le fastidiose e mai azzeccate raccomandazioni di film e serie. Ora ci sono invece semplicemente le app installate.

Per il resto, navigo tra le impostazioni e le app in modo molto fluido e reattivo, grazie al processore di qualità. Fanno eccezione le app mal programmate di Amazon e Sky. Ma LG può farci ben poco: le app funzionano a rilento su tutti i televisori.

In breve

Ancora in testa, ma per quanto?

Non sembra sia ancora giunta l’ultima ora della vetusta ma perfezionata tecnologia (W)OLED di LG. I sudcoreani devono ringraziare la versione migliorata della tecnologia META, costituita da microlenti convesse che focalizzano e potenziano la luce generata e da un algoritmo migliorato – il Booster META – che aumenta la luminosità massima in specifici punti. Tutto questo contribuisce a creare uno dei televisori OLED più luminosi che abbia mai testato.

Ma LG ha anche altre frecce al suo arco: livelli di nero perfetti tipici degli OLED si combinano a colori brillanti e accurati con un’eccellente fedeltà cromatica appena fuori dalla scatola, anche senza calibrazione. Senza parlare del processore notevolmente migliorato con eccellenti capacità di upscaling. Un televisore da sogno, anche se caro.

Pro

  • livelli di nero OLED perfetti
  • ottima luminosità per i televisori OLED
  • ottima copertura dello spazio colore e fedeltà cromatica
  • buona gestione dei riflessi
  • processore molto potente per l’upscaling
  • funzione pass-through per l’audio Dolby Atmos e DTS

Contro

  • minimo rischio di burn-in con i contenuti statici
Immagine di copertina: Luca Fontana

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La mia zona di comfort consiste in avventure nella natura e sport che mi spingono al limite. Per compensare mi godo anche momenti tranquilli leggendo un libro su intrighi pericolosi e oscuri assassinii di re. Sono un appassionato di colonne sonore dei film e ciò si sposa perfettamente con la mia passione per il cinema. Una cosa che voglio dire da sempre: «Io sono Groot». 


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