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Elle Hughes via Unsplash
Retroscena

«Da quando sono mamma...»

Natalie Hemengül
8/9/2025
Traduzione: Sanela Dragulovic

Dopo la nascita di un figlio cambiano molte cose. Le donne, in particolare, sentono come il loro nuovo ruolo di madre plasmi o ridefinisca anche altre aree della loro vita. Dania Schiftan, psicoterapeuta, rivela quali sono le domande che le mamme le fanno più spesso.

Non sono una mamma e forse non lo sarò mai. Per ora non ho ancora chiarito definitivamente la questione figli. Questo mi fa apprezzare ancora di più le conversazioni che ho con le (neo) mamme. Cosa provano queste donne? Come è cambiata la loro vita e la loro immagine di sé? Cosa è bello e cosa è meno bello?

Una persona che si occupa professionalmente di questi temi è Dania Schiftan. Nel suo studio a Zurigo, la psicoterapeuta e sessuologa clinica accoglie donne che vivono con difficoltà alcuni aspetti della maternità, offrendo loro uno spazio di ascolto e riflessione. Ho parlato con Dania, mamma di due bambini, per capire quali siano le domande o le difficoltà delle mamme che segue in terapia. E, cosa altrettanto importante, quali soluzioni consiglia loro.

Le cinque domande più frequenti nella pratica quotidiana di Dania

«Da quando sono diventata mamma, non mi sento più desiderabile. Come posso ritrovare il mio desiderio sessuale e ripristinare il rapporto con il mio corpo?»

Secondo Dania, la sessualità e la maternità rappresentano un tema importante per molte donne, e questo a livelli molto diversi tra loro. «Diventare madre significa affrontare un cambiamento enorme: mentalmente, fisicamente ed emotivamente. Prima della gravidanza, quasi nessuno può immaginare, quanto profondi saranno questi cambiamenti», afferma l'esperta.

Già la gravidanza, di per sé, comporta spesso una trasformazione radicale. Non ha solo un effetto fisico, ma anche psicologico, e di solito non si conclude «semplicemente» con il parto. «Molte donne affermano che il loro corpo reagisce in modo diverso e il contatto fisico può causare dolore o semplicemente risultare estraneo. Inoltre, molte di loro si sentono meno attraenti e meno desiderabili». Questa alterazione dell'immagine di sé ha un forte impatto sul desiderio.

Un altro fattore importante è che il bisogno di contatto fisico è spesso già pienamente soddisfatto dalla presenza del bambino lasciando poco spazio al desiderio di intimità con il partner. «Molte donne percepiscono la vicinanza del partner in questa fase quasi come troppa, perché la associano alla vicinanza costante che già condividono con il bambino». A ciò si aggiungono la mancanza di sonno, i conflitti di ruolo, talvolta le delusioni nella coppia e la nuova percezione del partner come padre. Tutto questo può rendere ancora più difficile entrare in contatto con la propria sessualità, spiega Dania.

«La chiave non sta nel cercare di riportare la sessualità ai livelli precedenti alla gravidanza, ma nel riscoprirla da capo. Si tratta di capire cosa possano significare ora desiderio e piacere, senza particolari aspettative».

«Parliamo quasi solo esclusivamente dei figli. Come possiamo ritrovarci come coppia e non limitarci a funzionare solo nel ruolo di genitori?»

Secondo Dania, per quasi tutte le coppie la nascita di un figlio è come un vero e proprio terremoto che stravolge tutto. «Si tratta di un cambiamento enorme per il quale le coppie di solito non sono adeguatamente preparate. Raramente si discute in anticipo su come dovrebbero essere i nuovi ruoli o su come organizzare la quotidianità. Spesso si pensa: «Andrà tutto bene». Una volta arrivato il bambino, i genitori sono semplicemente sopraffatti.

In questa situazione di sovraccarico, spiega l'esperta, spesso riaffiorano vecchi schemi socialmente appresi: la mamma si assume automaticamente le responsabilità di casa e bambini, mentre il papà assume il ruolo del capofamiglia. «In molti casi, però, anche le madri lavorano, il che aumenta il carico. Soprattutto nei primi mesi o anni con il bambino, le coppie finiscono spesso in uno stato in cui si limitano a funzionare e a lottare per sopravvivere».

La cosa che più spesso si perde è l'unione di coppia, e la relazione passa in secondo piano. Quello che resta, al massimo, è il team «famiglia» – ma non più il team «noi due». «È, pertanto, fondamentale che le coppie imparino a nutrire consapevolmente anche la loro relazione. La relazione di coppia richiede tempo, energie e spazio: momenti in cui ci si apre l'un l'altro, si vivono nuove esperienze insieme e si crea consapevolmente intimità, al di là del ruolo di genitori».

Immagine: Elle Hughes via Unsplash
Immagine: Elle Hughes via Unsplash
«Ho la sensazione di essere solo mamma. Come posso riscoprire chi sono veramente come donna?»

«L'immagine di sé è strettamente legata ai cambiamenti della gravidanza e della maternità», spiega Dania. In questo periodo il corpo della donna subisce cambiamenti profondi, spesso molto lontani dagli ideali sociali a cui siamo abituati. «Molte donne si sentono meno attraenti, meno interessanti, troppo grasse, troppo magre, troppo gonfie, troppo piatte». C'è sempre qualcosa di «troppo» o «troppo poco».

Questa costante sensazione di non essere mai abbastanza porta molte donne a sentirsi estranee al proprio corpo, a dubitare di sé stesse o a fare grandi sforzi per tornare «come prima». Come prima della gravidanza, o addirittura come in gioventù. «Spesso, si perde la capacità di riconoscere l'incredibile bellezza che un corpo può assumere grazie alla maternità».

Invece di rimanere intrappolate nella lotta contro il proprio corpo, è necessario muoversi verso l'adattamento: imparare ad abitare il nuovo corpo, a sentirsi a casa in esso e a riconoscere i cambiamenti non come un difetto ma come un'espressione di forza e di realizzazione. Perché «quel corpo ha fatto qualcosa di eccezionale: ha creato un essere umano. È proprio qui che si trovano la dignità e la bellezza che devono essere scoperte».

«Non so se voglio tornare al mio vecchio lavoro o iniziare qualcosa di completamente nuovo. Come posso capire cosa mi si addice davvero?»

Molte donne si rendono conto solo quando arriva il bambino che il lavoro improvvisamente non ha più il significato che aveva prima, afferma Dania. «L'affermazione, la stima e l'autostima, che in precedenza derivavano dalla carriera, dal successo e dal riconoscimento sociale, passano in secondo piano, a volte accompagnate dal sorprendente desiderio di restare a casa con il bambino». Per molte è uno shock.

D'altra parte, ci sono donne che continuano a godersi la propria carriera, ad appassionarsi al proprio lavoro e a trovarvi soddisfazione. Tuttavia, questo non esclude i sensi di colpa che possono nascere intrinsecamente oppure essere imposti dall'ambiente circostante. «Al tutto, spesso si aggiunge il sovraccarico pratico: mancanza di supporto nella vita quotidiana, divisione poco chiara dei compiti e la sensazione di non riuscire a essere davvero all'altezza né del bambino né del lavoro». Questo crea frustrazione, agitazione interiore e spesso un forte senso di inadeguatezza.

Per alcune, tuttavia, la maternità porta anche a un profondo cambiamento: «Emergono nuove idee, creatività e visioni professionali, ma allo stesso tempo sono spesso difficili da realizzare perché le responsabilità e gli impegni ne limitano la portata».

Nel sostegno terapeutico è quindi fondamentale non distinguere tra «giusto» e «sbagliato» o orientarsi sulle immagini sociali. Si tratta piuttosto di chiarire insieme qual è il proprio desiderio reale, indipendentemente dalle aspettative e dalle norme.

«Ho pochissimo tempo per me stessa o per i miei interessi. Come posso ritagliarmi uno spazio senza sentirmi continuamente in colpa?»

Per molte mamme, trovare tempo per sé stesse è una delle sfide più grandi. Quello scarseggia sempre. Spesso le madri si sentono come se fossero sempre un passo indietro. «Molte donne sono cresciute con l'idea che il tempo libero e gli hobby siano qualcosa di superfluo – attività che non portano un valore misurabile o denaro». Il risultato è spesso una frustrazione crescente che col tempo può sfociare in tristezza e in un malessere interiore.

Proprio per questo è così importante ritagliarsi consapevolmente degli spazi per sé stesse. «Solo chi riesce a prendere distanza dalla famiglia può sentire di esistere come individuo autonomo con bisogni, interessi e gioie propri». Questa esperienza è fondamentale per riportare energia e vitalità nella famiglia.

Il percorso per arrivarci, spiega Dania, passa spesso dalla domanda: Cosa mi piaceva fare prima? Cosa mi piace fare ancora oggi? Anche quando sembra che non ci siano risorse di tempo disponibili, di solito esistono delle possibilità – è principalmente una questione di priorità». E sono proprio queste priorità a dover essere reimpostate per creare una vita equilibrata e appagante.

Ecco altri articoli della stessa serie:

  • Guida

    Parliamo di sessualità

    di Natalie Hemengül

Immagine di copertina: Elle Hughes via Unsplash

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Sono una fanatica estrema di Disney e il mio mondo è tutto rosa e fiori. Venero le serie tv anni '90 e sono devota alle mie sirenette. Se non sto danzando sotto una pioggia di glitter, mi trovi a un pijama party o a incipriarmi il naso. P.s.: con la giusta tecnica puoi conquistarmi. 


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