Meta sotto pressione – parte 5: o tutto o niente
Retroscena

Meta sotto pressione – parte 5: o tutto o niente

Samuel Buchmann
21/11/2022
Traduzione: Giulia Gobbo

Il metaverso è la più grande scommessa di Mark Zuckerberg. Spinto dal calo di popolarità e redditività delle sue piattaforme attuali, il CEO di Meta tenta la fuga in avanti. Zuckerberg scommette il futuro della sua azienda sulla realtà virtuale. Quinta parte di una serie sui problemi del gigante tecnologico.

Sun Microsystems. Non ti dice niente? Non sei da solo. Eppure, Sun era un gigante tecnologico da 200 miliardi di dollari nel suo periodo migliore. Poi, l’azienda ha perso il treno. Nel 2009 è stata acquisita da Oracle a un prezzo irrisorio. Oggi nessuno si ricorda più di Sun. L’ex campus aziendale in California è ora la sede principale di Meta. Quando Mark Zuckerberg ci si è trasferito nel 2012, non ha rimosso la vecchia insegna con il logo di Sun, ma l’ha semplicemente girata e ci ha aggiunto il pollice di Facebook davanti, come segno di quanto la fortuna possa girare velocemente nella Silicon Valley.

Quando ci si è trasferito nel 2012, Mark Zuckerberg ha girato l’insegna di Sun Microsystems.
Quando ci si è trasferito nel 2012, Mark Zuckerberg ha girato l’insegna di Sun Microsystems.
Fonte: Shutterstock

Sono passati dieci anni. Oggi Zuckerberg combatte con tutti i mezzi per evitare che Meta faccia la stessa fine di Sun. Nella mia serie ho sottolineato i vari problemi di Meta: Facebook passato di moda, le radici sradicate di Instagram, la minaccia dalla Cina e la guerra con Apple. La quinta e ultima parte riguarda la più grande scommessa di Zuckerberg: il metaverso. In gioco c’è il futuro della sua multinazionale. O tutto o niente.

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    di Samuel Buchmann

Ok Mark, hai la mia attenzione

Sono seduto nel mio ampio ufficio di 80 metri quadrati con vista su un lago di montagna. Sto digitando queste frasi sulla mia solita Logitech MX Keys. Davanti a me, un grande schermo curvo fluttua nell’aria, a una distanza confortevole. Su di esso vedo l’interfaccia utente del mio MacBook con tutti i miei programmi e i miei file. Con un gesto, tramite una console fluttuante sul tavolo, posso passare dal mio computer a una riunione. Mi sento come Tom Cruise in Minority Report.

L’intera scena non si svolge nel mondo fisico, ma nella realtà virtuale. Sulla mia testa ho il Quest Pro, l’ultimo visore di Meta, che dovrebbe dare il via a una nuova era di come interagiamo con la tecnologia. A differenza dalla maggior parte degli altri visori, il Quest Pro non mi fa entrare solo in mondi completamente virtuali. Quando passo alla realtà mista, le telecamere riprendono il mondo fisico che mi circonda e lo proiettano nel visore in tempo reale. Così posso anche scambiare il mio ufficio sul lago di montagna con la mia stanza reale, nella quale fluttuano gli schermi virtuali. La combinazione tra le due realtà è impressionante: le parti virtuali sono ferme nella stanza perché il Quest Pro traccia i miei movimenti. Niente sfarfalla o traballa. Le telecamere seguono persino la mia mimica. Nelle riunioni virtuali, il mio avatar guarda dove guardo io nel mondo fisico. Quando sorrido, lo fa anche lui.

Il nuovo visore Quest Pro di Meta sembra futuristico con la sua modalità di realtà mista.
Il nuovo visore Quest Pro di Meta sembra futuristico con la sua modalità di realtà mista.

La tecnologia non è ancora matura. Infatti, la risoluzione, la frequenza di aggiornamento e la qualità delle telecamere passthrough non sono sufficienti. Anche l’ecosistema di applicazioni per ora è molto ridotto. Quindi, i vantaggi pratici del Meta Quest Pro sono pochi al di fuori dei giochi e si tratta soprattutto di una costosa vetrina rappresentativa per Meta. Tuttavia, nonostante il mio scetticismo sullo stato attuale della tecnologia e sul metaverso, sono involontariamente meravigliato. Muoversi in mondi virtuali e misti è un’esperienza futuristica fantastica. Per la prima volta, inizio a capire la visione di Mark Zuckerberg.

Wall Street non crede nel metaverso

Il CEO di Meta sta investendo più soldi di chiunque altro nello sviluppo della realtà virtuale, mista e aumentata. Nel 2022, ha speso circa dieci miliardi per il metaverso. È una somma assurda, anche per una delle più grandi aziende tecnologiche del mondo. Il cambiamento del nome a fine 2021 da Facebook a Meta è significativo: Zuckerberg è fermamente convinto che un giorno passeremo molto tempo nel metaverso e ci consumeremo anche pubblicità, come facciamo oggi su Facebook e Instagram. Non è ancora chiaro quanto tempo ci vorrà; Zuckerberg parla di cinque-dieci anni.

Un investimento di oltre 100 miliardi in un futuro sconosciuto è spaventoso, anche per gli standard della Silicon Valley.
Brad Gerstner, CEO di Altimeter, ottobre 2022

A Wall Street questo orizzonte temporale non piace affatto. Rispetto al valore massimo di 378 dollari raggiunto a settembre del 2021, le azioni di Meta sono crollate di oltre il 70 percento. Oggi vengono scambiate per circa 100 dollari l’una, nonostante il gigante tecnologico sia ancora molto redditizio. Molti investitori non credono nella visione del futuro di Zuckerberg. A loro nome, Brad Gerstner, CEO del fondo di investimento Altimeter, scrive le seguenti parole in una lettera aperta: «Un investimento di oltre 100 miliardi in un futuro sconosciuto è spaventoso, anche per gli standard della Silicon Valley». Chiede che Meta si concentri invece sul suo core business e sullo sviluppo dell’intelligenza artificiale. Secondo lui, in generale, l’azienda è diventata troppo grande e deve diventare più efficiente.

Tra dieci anni le persone guarderanno indietro a questo periodo e parleranno di quanto sia stato importante il nostro lavoro.
Mark Zuckerberg, ottobre 2022

Il problema delle lettere aperte come questa è che sono solo simboliche. Mark Zuckerberg detiene la maggioranza dei diritti di voto della sua azienda. Lui da solo può determinare la quotazione di Meta, nel bene e nel male. Ogni anno il consiglio di amministrazione cerca di limitare l’influenza di Zuckerberg che mette sempre in minoranza tutti gli altri chiudendo la questione. Almeno ha affrontato le preoccupazioni di Wall Street nell’ultima chiamata sugli utili a ottobre: «Capisco che molte persone non sono d’accordo con i nostri investimenti nel metaverso, ma a quanto vedo, diventerà una cosa molto importante. Tra dieci anni le persone guarderanno indietro a questo periodo e parleranno di quanto sia stato importante il nostro lavoro». Non c’è modo di fargli cambiare idea.

Zuckerberg stringe la cinghia

Zuckerberg non sembra essere del tutto indifferente all’andamento instabile del prezzo delle azioni. A inizio novembre ha annunciato misure di risparmio di vasta portata: 11 000 collaboratori e collaboratrici perderanno il loro lavoro. Si tratta del 13 percento di tutto il personale. È una delle più grandi ondate di licenziamenti nella storia della Silicon Valley. Le reazioni negative sono state contenute, perché Meta ha comunicato la decisione in modo intelligente. Zuckerberg non ha cercato scuse, ma si è assunto la responsabilità. Infatti, i collaboratori e le collaboratrici colpiti riceveranno un’indennità generosa, un’assicurazione sanitaria per altri sei mesi e un sostegno nella ricerca di un lavoro. Elon Musk, invece, fa il contrario con Twitter: denigra i suoi sviluppatori e li licenzia con e-mail impersonali o addirittura solo con un tweet. A confronto, l’approccio di Meta sembra pensato meglio e più rispettoso.

Mark Zuckerberg nel 2021 a una presentazione nel metaverso.
Mark Zuckerberg nel 2021 a una presentazione nel metaverso.
Fonte: screenshot presentazione Meta

Chi ora pensa che Mark Zuckerberg abbia cambiato idea e stia investendo meno nel metaverso si sbaglia: il reparto «Reality Labs» che se ne occupa sembra essere stato risparmiato dalla maggior parte dei licenziamenti. Sono colpite altre divisioni: gli innumerevoli headhunter che durante la pandemia assumevano nuovi ingegneri sono diventati superflui. Il display per videochiamate «Portal» che non ha avuto successo viene eliminato. Anche altri progetti hardware, come due smartwatch firmati Meta, sono stati abbandonati. I licenziamenti non sono quindi un allontanamento dalla realtà virtuale, ma un tentativo dell’azienda di concentrarsi su di essa. Secondo Zuckerberg, Meta dovrebbe diventare «più snella e più efficiente», concentrando le sue risorse su pochi settori come la pubblicità, l’intelligenza artificiale e il metaverso.

Il CEO di Meta non ha altre possibilità oltre alla fuga in avanti. Al momento, Facebook e Instagram continuano a registrare molti incassi. Tuttavia, hanno superato il loro picco e sono nelle mani dei produttori di hardware come Apple. Prima o poi Meta dovrà sostituire le sue vecchie piattaforme con qualcosa di nuovo. Zuckerberg è convinto che la realtà virtuale sia la sua salvezza, anche perché potrà controllare anche l’hardware.

Troppo presto e senza una base stabile

Il successo della grande scommessa dipende da tre fattori:

  1. La realtà virtuale (VR), la realtà mista (MR) e la realtà aumentata (AR) si affermeranno come tecnologie?
  2. Le vecchie piattaforme di Meta riusciranno a resistere per finanziare i «Reality Labs» finché il metaverso non diventerà redditizio?
  3. Meta sarà in grado di farsi strada tra i forti concorrenti come Apple?

Le risposte a queste domande sono speculazioni. Di seguito provo a fare una valutazione personale.

La tecnologia della VR e MR è affascinante. Se i visori fossero più leggeri e avessero una risoluzione più elevata, potrei immaginarmi di usarli regolarmente. Anche il concetto di AR è accattivante: visori attraverso i quali puoi vedere il mondo fisico senza passare per le telecamere e puoi arricchirlo con elementi virtuali. Meta sta conducendo ricerche in entrambe le direzioni e ritiene che la VR, MR e AR prima o poi si uniranno in un unico dispositivo. Oltre all’hardware, c’è anche bisogno di un ecosistema di software, che al momento è ancora troppo limitato. Si aggiunge anche la questione della moderazione dei contenuti nei mondi virtuali: le molestie e gli insulti assumono una dimensione completamente nuova nel metaverso. Come nel mondo fisico, devono esserci leggi, meccanismi di controllo e conseguenze per comportamenti scorretti. La strada per arrivare a tutto questo mi sembra lunga. Molto lunga.

Troppo lunga. A solo un anno dal cambio del nome di Facebook a Meta, l’azienda è già molto sotto pressione. Zuckerberg ha sicuramente previsto delle critiche quando ha annunciato gli enormi investimenti nel metaverso, ma probabilmente non si aspettava che il valore della sua azienda sarebbe crollato di oltre il 70% in borsa. Se in futuro dovesse avere bisogno di nuovi capitali, potrebbe essere difficile. Allo stesso tempo la popolarità di Facebook e Instagram diminuisce e così anche le entrate pubblicitarie da queste piattaforme. Inoltre, Meta lotta contro la trasparenza sul tracciamento delle app di Apple e la crescente concorrenza di TikTok. Quindi non penso che Zuckerberg riesca a far resistere le piattaforme abbastanza a lungo da poter rendere redditizie la VR, MR e AR, soprattutto perché lo sviluppo è lento. Il Quest Pro non è una rivoluzione rispetto al Quest 2 di due anni fa. La piattaforma di social media virtuale Horizon Worlds ha talmente tanti bug che Meta deve convincere i propri collaboratori a usarla.

Secondo alcune voci, questo dovrebbe essere l’aspetto del prossimo visore Apple.
Secondo alcune voci, questo dovrebbe essere l’aspetto del prossimo visore Apple.
Fonte: Ian Zelbo

E poi ci sarebbe un’altra minaccia in arrivo: secondo alcune voci, nel 2023 Apple lancerà sul mercato un proprio visore MR. Il CEO Tim Cook vede un grande potenziale nella tecnologia, ma è più prudente di Mark Zuckerberg. «Non sono sicuro che la persona media sappia cosa sia il metaverso», ha affermato recentemente. Penso che la strategia di Apple funzionerà meglio di quella di Meta. Invece di fare il passo più lungo della gamba in modo impulsivo, Tim Cook ha costruito una base solida e ha posizionato meglio la sua azienda in termini di protezione dei dati. La fiducia dei clienti è particolarmente importante nella realtà virtuale. Con il mio visore Meta Quest Pro devo regolarmente concedere alle app l’accesso alle telecamere e ai microfoni. Mi sento male se penso che Meta gestisce questi dati. Proprio l’azienda che in passato non era conosciuta per il rispetto della mia sfera privata. Se avessi un’alternativa di Apple, la preferirei.

Move fast and break yourself

Naturalmente potrei sbagliarmi con la mia valutazione. Forse Mark Zuckerberg riuscirà a sviluppare il suo metaverso e battere la concorrenza, nonostante le critiche. È abituato allo scetticismo: all’inizio quasi nessuno credeva in Facebook. Ma è proprio questo successo che lo rende sordo ai dubbi giustificati sulla sua visione del futuro. Il CEO di Meta sembra vivere in una realtà virtuale tutta sua, nella quale non c’è posto per incertezze. È ossessionato dall’idea di creare e controllare la prossima evoluzione di Internet.

Tra dieci anni ci sarà ancora l’insegna di Meta all’1 Hacker Way?
Tra dieci anni ci sarà ancora l’insegna di Meta all’1 Hacker Way?
Fonte: Shutterstock

Lo zelo di Zuckerberg è pericoloso. Da un lato, per la società, se Meta avrà successo. L’idea che la realtà virtuale possa essere nelle mani di un solo uomo mi fa rabbrividire: è una tecnologia che invade la sfera privata delle persone molto di più di qualsiasi altra. Dall’altro lato, per Meta, se la scommessa non dovesse andare a buon fine. È un grande rischio investire così tanto denaro in una nuova tecnologia in una fase iniziale. Alla fine, Mark Zuckerberg potrebbe diventare un martire, una forza trainante che sacrifica la propria azienda per portare avanti la VR, MR e AR, solo per poi farsi superare da altre aziende come Apple. Alla fine, il motto spietato «Move fast and break things» potrebbe far rompere il proprio collo a Meta. Tra dieci anni andrò in pellegrinaggio a Palo Alto per vedere se qualcuno ha girato l’insegna di Meta alla Hacker Way.

Immagine di copertina: Immagine: Keystone / Andrew Caballero-Reynolds

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Le mie impronte digitali cambiano talmente spesso che il mio MacBook non le riconosce più. Il motivo? Se non sono seduto davanti a uno schermo o in piedi dietro a una telecamera, probabilmente mi trovo appeso a una parete di roccia mantenendomi con i polpastrelli. 


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