
Retroscena
Anime invece di Hollywood: come il Giappone ridefinisce la narrazione
di Luca Fontana

Una girl band K-pop che di notte dà la caccia ai demoni. Sembra un'assurdità, ma è diventato il più grande successo di animazione su Netflix. «K-pop Demon Hunters» è molto più di un film: è una lezione sulla scarsa lungimiranza di Hollywood e sull'ascesa dell'Asia.
Quando «K-pop Demon Hunters» è uscito su Netflix lo scorso giugno, è successo qualcosa che si vede raramente a Hollywood: un film d'animazione ha provocato il più grande terremoto culturale dai tempi di «Frozen». Classifiche internazionali, TikTok, cosplay, record di streaming... di colpo non si vede altro in giro che K-pop e caccia ai demoni. È nato un nuovo franchise che potrebbe valere miliardi.
E sai cos'è la cosa più assurda? Sony l'ha praticamente regalato a Netflix.
Ma partiamo dall'inizio.
Un'idea assurda, estrema e una dichiarazione d'amore per le sue radici coreane.
Contrariamente a molti progetti hollywoodiani, il suo non è un pitch senz'anima ma un pezzo di biografia. Infatti, Maggie è nata a Seul, cresciuta in Canada e da adolescente ha dovuto nascondere spesso la sua passione per il K-pop e il folklore coreano perché veniva presa in giro dagli altri. Ora vuole trasformare tutto questo in una storia. Usando delle idol che non sono perfette e inavvicinabili, bensì eccentriche, divertenti e vulnerabili. Proprio come Maggie.
Aaron Warner, produttore di «Shrek» della Dreamworks e ora produttore della Sony, capisce subito che questa è molto di più di una semplice trovata. Mentre altri avrebbero riso dell'idea, il suo commento è: «I love it. I want to make this».
Appena una settimana dopo, l'accordo è fatto, ma non tutti alla Sony sono d'accordo.
Mentre Aaron Warner spinge il progetto, la sede centrale di Sony lo frena. Idol K-pop che cacciano i demoni? Troppo rischioso. Hollywood ama le scommesse sicure. Scommesse come sequel, prequel, spin-off, supereroi e franchise famosi con una fanbase consolidata. E «K-pop Demon Hunters» non rientra in nessuna di queste categorie.
Per di più, dopo la pandemia molta gente evita le sale dei cinema e Sony evita i rischi.
Per ironia della sorte, proprio in quel periodo la K-Wave sta conquistando il mondo. La boy band sudcoreana BTS riempie gli stadi asiatici, mentre le Blackpink battono record internazionali di streaming e sia «Parasite» che «Squid Game» dimostrano che la cultura sudcoreana non è più una cosa di nicchia, ma è diventata mainstream.
Sta per abbattersi una tempesta, ma alla Sony preferiscono aprire l'ombrello. Mentre il progetto di K-pop sempre più costoso della Sony Pictures Animation, lo studio dietro a «Spider-Man: Across the Spider-Verse», sta per essere rimesso nel cassetto, un altro player fiuta l'occasione: Netflix.
Il gigante dello streaming ha capito da tempo quello che Sony ancora non riesce a vedere.
20 milioni di dollari. Senza alcun rischio.
Sembra fantastico. Almeno in teoria. Quello che Sony non ha ancora capito è che ha in mano un biglietto che farà vincere la lotteria della cultura pop. Ma invece di attendere che i numeri vengano estratti, lo vende a Netflix a un prezzo scontato. I californiani non si stanno comprando solo un film, ma uno dei fandom mondiali più giganteschi di sempre.
Per Netflix, «K-Pop Demon Hunters» è diventato quello che «Frozen» è stato per la Disney: un potenziale motore da miliardi di dollari per un nuovo franchise con infinite possibilità di spin-off, prequel, sequel e persino live action. E la Sony? A fronte di tutto ciò, ottiene solo un margine risibile di appena 20 milioni di dollari.
Per il momento.
In sostanza: al momento nessuno può fare niente senza l'altro.
È quindi iniziata la grande battaglia per il franchise. Per ora Netflix se la ride. Ma per quello che succederà in futuro, Sony e Netflix sono legate l'uno all'altro da un contratto. Se vogliono continuare a sfruttare la gallina dalle uova d'oro del K-pop, non hanno altra scelta che trovare una soluzione insieme.
Soluzione che si trova sempre, quando i soldi in ballo sono così tanti…
Scrivo di tecnologia come se fosse cinema – e di cinema come se fosse la vita reale. Tra bit e blockbuster, cerco le storie che sanno emozionare, non solo far cliccare. E sì – a volte ascolto le colonne sonore più forte di quanto dovrei.
Curiosità dal mondo dei prodotti, uno sguardo dietro le quinte dei produttori e ritratti di persone interessanti.
Visualizza tuttiAll'inizio del 2020, quando presenta la sua idea alla Sony per la prima volta, Maggie Kang non è certo una regista famosa. È semplicemente un'anonima storyboard artist che ha lavorato a film come «Rise of the Guardians» e «Puss in Boots». Ma ciò che ha in mente è più personale di qualsiasi cosa abbia mai disegnato prima: una girl band di K-pop che di notte dà la caccia ai demoni.

Nel 2021 Sony fa il passo decisivo. O meglio, l'errore decisivo. Invece di portare il film al cinema, firma con Netflix un accordo forfettario: la piattaforma di streaming si fa carico dei circa 100 milioni di dollari di costi di produzione e aggiunge di suo altri 20 milioni. Per Sony questo significa un guadagno sicuro in bilancio.

A quattro anni di distanza, è evidente quanto Sony avesse sbagliato i calcoli. Il 20 giugno 2025 «K-Pop Demon Hunters» debutta su Netflix ed è subito delirio. In pochi giorni il film schizza in cima alle classifiche diventando il film d'animazione originale più visto nella storia della piattaforma. Oggi, con oltre 236 milioni di visualizzazioni, è ufficialmente il film Netflix più amato di sempre e, da quando è uscito, è rimasto al primo posto nelle classifiche di Netflix per oltre undici settimane (!).
Ma il fenomeno non è limitato allo streaming. Quando nell'agosto 2025 Netflix organizza un evento di karaoke nei cinema di tutto il mondo, riesce a riempire più di 1300 sale da New York a Sydney. Negli USA la versione karaoke raggiunge addirittura il 1° posto nella classifica dei film più visti al cinema. E persino l'icona del tennis Novak Djokovic agli US Open balla una coreografia tratta dal film.
Contemporaneamente, la colonna sonora sta facendo la storia: ben quattro canzoni dei gruppi K-pop immaginari HUNTR/X e Saja Boys sono entrate tutte insieme nella Top 10 della Billboard Hot 100 – una novità assoluta per una colonna sonora di un film. Ancora più importante: «Golden» è la prima canzone di una girl band K-pop a raggiungere il primo posto nella classifica di Billboard. Lo stesso album è arrivato al secondo posto della classifica Billboard 200 e ha ormai superato i tre miliardi di streaming in tutto il mondo.
Il CEO di Sony, Ravi Ahuja, di recente ha confermato che Netflix detiene i diritti di distribuzione e di sfruttamento del franchise a livello mondiale. Tra cui anche lo streaming, gli eventi al cinema, il merchandising e persino i gadget nei negozi Netflix. Tuttavia, i diritti di produzione di eventuali sequel continuano ad appartenere a Sony Pictures Animation.

E proprio per questo, dietro le quinte sono già in corso trattative per la seconda parte. Netflix sostiene che senza la sua lungimiranza non esisterebbe alcun franchise e vuole quindi assicurarsene la proprietà esclusiva. Per contro, Sony non vuole restare di nuovo a mani vuote e afferma che sono state le sue menti creative a contribuire in modo determinante al successo.