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Samuel Buchmann
Retroscena

Stampa fine art – parte 1: nozioni di base e stampanti

Samuel Buchmann
19/2/2024
Traduzione: Martina Russo

Voglio stampare le mie foto su carta e mi infilo nel tunnel senza fine della stampa fine art. Nella prima parte di questa serie esamino da vicino due stampanti A2 e valuto in modo critico se ne vale la pena.

Le foto stampate hanno più peso. Rivelano senza pietà tutti i difetti di uno scatto. In compenso, sono più soddisfatto delle foto ben riuscite e le guardo più spesso. Tutte queste sono le considerazioni che ho fatto l’anno scorso, quando ho scattato solo foto analogiche durante un viaggio. Le foto su carta sembravano essere più preziose della gran quantità di immagini digitali presenti sugli hard disk. Potevo toccarle con mano.

Tuttavia, il nerd che è in me non era soddisfatto della qualità delle stampe. Le strutture fini erano difficili da distinguere e le immagini avevano macchie di colore – lo stesso risultato che ottengo anche quando faccio stampare le immagini digitali a fornitori online. Non sono quasi mai come me le ero immaginato. Se le appendo nel soggiorno, esposte alla luce, si sbiadiscono rapidamente.

Se voglio una qualità superiore e un maggior controllo, devo stamparmele da solo, ma bene. Ma ne vale davvero la pena? In questa serie in tre parti, ti faccio entrare con me nel tunnel senza fine della stampa fine art. Parliamo, prima di tutto, dei principi fondamentali e delle stampanti.

Che cosa significa stampa fine art?

La stampa fine art è, in sostanza, una stampa fotografica di altissima qualità. Con questo termine abbastanza fumoso ci si riferisce, in generale, a una stampa di alta qualità fatta con inchiostri di lunga durata su carta pregiata. Una fotografia stampata su carta lucida da pochi soldi con un dispositivo multifunzione in quadricromia da 300 franchi non è una stampa fine art. Se le promesse del marketing affermano questo, sono fuffa.

Che cosa caratterizza una buona stampa fine art:

Per decidere il livello di qualità che ti serve, valuta l’uso che devi fare della stampa: se vuoi solo appendere un’istantanea delle vacanze sul frigorifero, non ti serve una qualità fine art. Il discorso è diverso se vuoi esporre, vendere o archiviare le tue foto. In questo caso ti serve il meglio del meglio e le immagini devono durare nel tempo.

Opzioni limitate per l’utilizzo domestico

L’offerta di stampanti fotografiche con inchiostri pigmentati è limitata. Il mercato è saldamente nelle mani di Epson e Canon. Per i professionisti, i due marchi offrono dispositivi che consentono di stampare fotografie in grande formato. Ad esempio, l’Epson SureColor SC-P9500 può stampare su carta in rotoli da 112 centimetri.

Dal momento che le stampanti fine art sono un prodotto di nicchia, gli sviluppi sono lenti e le innovazioni rare. I cicli dei prodotti durano molto più a lungo rispetto ad altri dispositivi tecnici. La Canon PRO-300 e i modelli attuali di Epson sono stati lanciati nel 2020 e sono quindi considerati relativamente nuovi. La Canon PRO-1000 ha già otto anni, il che non la rende automaticamente meno valida. Ma presto potrebbe avere un successore.

Epson SC-P900 e Canon PRO-1000 a confronto

Nel mio esperimento personale decido di comparare queste due stampanti A2. Lo spazio necessario in più rispetto ai modelli A3 non mi preoccupa. La possibilità di usare un formato di carta più grande compensa questo inconveniente. Infatti, di solito stampo in formato A3+, che va bene per le immagini in 3:2. Ma per stampe da esposizione voglio il formato A2. Di seguito una panoramica dei formati più comuni per le carte fine art:

Con le stampanti fine art il «plug and play» te lo puoi dimenticare. L’installazione richiede più di un’ora. Nella Epson devi agitare e inserire dieci cartucce d’inchiostro diverse, nella Canon dodici. Poi ci sono installazioni di software e processi di inizializzazione. Entrambi i produttori mi forniscono comunque istruzioni dettagliate in formato digitale. Quelle di Epson hanno illustrazioni migliori.

La buona notizia per entrambe le stampanti è che, con le impostazioni giuste, ottieni risultati fantastici, a mio parere equivalenti. In un test in cieco non sarei mai in grado di indovinare quale stampa è stata realizzata con la SC-P900 e quale con la PRO-1000. Entrambe producono colori brillanti e riesco a distinguere le strutture più fini, sempre che il materiale di partenza sia sufficientemente buono. Mi diverte un sacco stampare immagini di questa qualità a casa.

Attenzione: costa

Prima di correre ad acquistare una delle due stampanti, devi avere le idee chiare sui costi aggiuntivi. La stampa fine art è costosa.

Oltre alla stampante, ti serve un buon monitor. Senza il monitor, non saresti in grado di controllare le immagini in modo corretto e sprecheresti inchiostro e carta. Lo schermo deve coprire il più possibile lo spazio colore AdobeRGB e visualizzarlo correttamente. In questo caso la scelta migliore è un dispositivo specializzato, come l’Eizo CG2700X che ho utilizzato anche per il mio test. Ci sono buone alternative anche da BenQ, Asus o Dell.

E poi ci sarebbe anche la carta. Le varianti più convenienti di Epson e Canon hanno un costo di un franco svizzero per foglio A3+. Per le stampe di breve durata vanno benissimo. Tuttavia, le carte fine art senza acidi, come la Hahnemühle Photo Rag, costano quattro volte di più, ma ne valgono la pena se si desidera una stampa particolarmente bella che duri a lungo.

Un altro fattore di costo: gli scarti. Non tutte le stampe vengono bene al primo tentativo. In momenti di confusione mentale, mi è già capitato di selezionare i profili colore sbagliati o di stampare un’immagine A4 su carta A3. E anche dopo aver esaminato la fotografia su un monitor con colori reali, talvolta una stampa può apparire troppo scura o può comunque non piacermi. Questa la mia valutazione dei costi totali per ogni stampa riuscita:

Serve tanto spazio

È importante considerare anche quanto spazio serve. La stampante, da sola, occupa mezza scrivania. Non va poi sottovalutata la lunghezza dei cassetti anteriori e posteriori. L’Epson SC-P900, più leggera, puoi comunque chiuderla e riporla in modo compatto, se la usi solo raramente. Quando stampi, sul tavolo devi avere anche spazio per un cassetto della carta aperto, perché è preferibile caricare i supporti pesanti un foglio alla volta.

Ne vale la pena?

Come fotoamatore, ho un modo più filosofico di affrontare la questione: la stampa fine art è così divertente che ne vale la pena? Non ho ancora trovato la mia risposta personale. Le stampe ben riuscite mi danno una soddisfazione immensa. Ma non so bene che cosa farne. Appenderle? Sì, ma prima o poi le pareti si riempiono. Regalarle? Sì, ma solo se la persona se ne fa qualcosa. Archiviarle? Sì, ma solo se qualcuno le guarderà, prima o poi.

Nella prossima parte della serie, ti presenterò l’argomento che probabilmente scoraggia la maggior parte degli appassionati: le impostazioni di stampa e la gestione del colore.

Immagine di copertina: Samuel Buchmann

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Le mie impronte digitali cambiano talmente spesso che il mio MacBook non le riconosce più. Il motivo? Se non sono seduto davanti a uno schermo o in piedi dietro a una telecamera, probabilmente mi trovo appeso a una parete di roccia mantenendomi con i polpastrelli. 


Retroscena

Curiosità dal mondo dei prodotti, uno sguardo dietro le quinte dei produttori e ritratti di persone interessanti.

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