
Retroscena
Imparare il sistema solare giocando a Lego
di Michael Restin
L’Explorer StarSense LT 70 AZ è un telescopio entry-level che alterna soddisfazione e frustrazione. In questo caso la star è l’app StarSense, che consente ai principianti di orientarsi nello spazio.
Da un lato, questo telescopio per principianti trova il suo simile, ovvero un principiante. Adoro osservare il cielo notturno, ma a parte la luna, l’Orsa Maggiore e Cassiopea non riesco a individuare molto. Un telescopio non rende tutto più facile, però. Devo comunque allinearlo, guidarlo e regolarlo sempre di nuovo, il che può essere alquanto frustrante.
Dall’altro lato è anche vero che sono un principiante viziato. Infatti, per alcune settimane ho avuto la possibilità di testare il Celestron NexStar 6SE. Questo telescopio è quasi otto volte più caro e motorizzato, in grado di seguire gli oggetti automaticamente.
Di conseguenza, per questo test devo ridimensionare le mie aspettative. Nella notte non sono solo, c’è con me il mio collega Stephan che da fisico e astronomo dilettante conosce bene il cielo notturno. Insieme, prendiamo in esame l’Explorer LT 70 AZ nelle fredde serate zurighesi di marzo e nelle calde notti italiane di aprile. La domanda chiave: è necessaria la presenza di Stephan oppure è sufficiente lo StarSense Explorer con la sua app? Dopo tutto, la confezione promette che per orientarsi non è necessaria alcuna esperienza.
Il Celestron StarSense Explorer LT 70 AZ è proprio come un principiante immagina debba essere un telescopio: lungo e sottile. Rientra nella categoria dei cosiddetti telescopi rifrattori. Si servono di lenti e offrono un alto contrasto. In compenso, non catturano molta luce. A meno che il prezzo non sia molto elevato.
Non è il caso dell’Explorer LT 70 AZ, quindi non dovrei aspettarmi troppo. È particolarmente adatto all’osservazione dei nostri pianeti, cioè dei diretti vicini della terra nello spazio. Grazie a Stephan, ho imparato di quali dimensioni stiamo parlando con il modello Lego.
La scatola è grande, ma per il contenuto indicato sorprendentemente leggera. Oltre al telescopio, sono inclusi i seguenti accessori:
A questo si aggiunge il contenuto più leggero e particolarmente importante: una scheda con un codice che mi serve per poter utilizzare l’app StarSense su un massimo di cinque dispositivi. C’è anche la versione base del software StarryNight per Windows o macOS, anche questa installabile con il codice di download.
Proprio come il suo peso leggero, il telescopio sembra essere anche facile da usare. Monto il treppiede, che inizialmente sembra traballare. Non appena avvito il vassoio centrale per gli accessori nonché gli oculari e la lente di Barlow, l’apparecchio sembra essere più stabile.
Non apprezzo il supporto nero di plastica dura in cui viene avvitato il telescopio. Non è ben rifinito e ci sono parti in plastica che sporgono qua e là. Per poter inserire l’asta per la regolazione dell’altezza, devo prima ripulire il rispettivo foro.
Avvito il cercatore e il supporto per smartphone sul telescopio stesso nonché lo specchio angolare, che mi permette di guardare nell’oculare dall’alto. Voglio anzitutto orientarmi. Le istruzioni consigliano: «Utilizzare sempre l’oculare a basso ingrandimento (25 mm) per cercare il bersaglio desiderato. Successivamente, è possibile passare all’oculare ad alto ingrandimento (10 mm) in qualsiasi momento».
In questo caso però non sembra essere un vantaggio. Con l’oculare da 25 millimetri ottengo un ingrandimento di 28x, con quello da 10 millimetri arrivo a 70x. Con la lente di Barlow il valore si raddoppia. Così l’ingrandimento massimo che posso raggiungere è di 140x. Ma non è questo l’aspetto decisivo.
Maggiore è l’ingrandimento, più scura è la visuale e più difficile diventa individuare gli oggetti nel cielo e mantenerli nel campo visivo. La terra ruota velocemente e al minimo tocco del telescopio posso essermi di nuovo spostato di anni luce. Per poter trovare qualcosa, devo prima calibrare il cercatore e l’app.
Conosco già questo dispositivo. Per iniziare, devo anzitutto allineare il cercatore, a me finora noto come puntatore di stelle. Si può fare anche di giorno, ed è opportuno approfittare della luce e finché si riesce a vedere qualcosa per prendere confidenza con il telescopio. Per la calibrazione cerco un bersaglio, nel mio caso la cima di un camino sul lato opposto della città, e lo centro fino a vederlo al centro dell’oculare.
Quindi accendo il cercatore a batteria. Appare un punto rosso, che posso spostare in orizzontale e in verticale con le due rotelle fino a quando non punta alla stessa cima del camino. Ora la calibrazione è conclusa e si possono mettere a fuoco nel cielo notturno oggetti facili da individuare come la luna, Marte o Giove. Se vedo l’oggetto nel cercatore dietro il punto rosso, dovrei essere in grado di vederlo anche attraverso l’oculare (o almeno di trovarlo nelle vicinanze). L’app promette una guida ancora più precisa in combinazione con il dock StarSense.
A essere onesti, non ho grandi aspettative mentre scarico i 367 MB dell’app per Android e la attivo con il codice. In combinazione con il telescopio, dovrebbe guidarmi nel cielo notturno.
Ricordo che la calibrazione del telescopio NexStar 6SE, di qualità superiore, è stata alquanto laboriosa. Per farlo, ho dovuto puntare a due o tre stelle con il telecomando, di cui il dispositivo si è servito per calcolare la sua posizione, e quindi utilizzare la funzione automatica GoTo per puntare gli oggetti nel cielo notturno. A volte funzionava, altre non proprio. E non appena riposizionavo il telescopio, il giochetto ricominciava daccapo.
Lo StarSense Explorer LT 70 AZ è privo di motore e di funzione GoTo, ma ha un dock per lo smartphone e l’app StarSense. E mi rendo subito conto che è un aspetto molto positivo!
Prendo il leggero telescopio e lo porto a Stephan. Insieme montiamo il mio smartphone nel supporto e rimuoviamo la copertura di protezione all’estremità. Sotto c’è uno specchio e il nostro primo compito consiste nel posizionare lo smartphone in modo che la sua fotocamera fornisca un’immagine completa attraverso lo specchio.
Se la fotocamera è allineata correttamente, l’app riesce ad analizzare i corpi celesti in modo costante. Perché possa guidarci verso il nostro bersaglio, dobbiamo calibrare anche questa. Stephan e io scegliamo il faro in cima alla torre dell’Uetliberg. Dopodiché spostiamo l’immagine della fotocamera in modo che anche questa luce sia nel mirino. Ora siamo pronti per iniziare.
E l’app ci facilita il compito, presentando un elenco degli oggetti che si possono vedere questa sera. Oltre a questo, indica gli orari di alba e tramonto dei pianeti nonché informazioni sulla possibilità di trovare gli oggetti vicino a una città nonostante l’inquinamento luminoso o anche solo in cieli bui.
Stephan deve soltanto alzare lo sguardo per orientarsi e mostrarmi cose interessanti. Senza di lui dovrei affidarmi alle informazioni contenute nell’app, che offre suggerimenti per l’osservazione. Siamo entrambi colpiti dalla ricerca del bersaglio. Una volta scelto un oggetto celeste, l’app indica la direzione in cui si deve muovere il telescopio. A volte bisogna attendere qualche istante prima che l’app abbia rideterminato la posizione tramite lunga esposizione. Poi però conduce al bersaglio in modo più preciso di quanto non ricordi l’abbia fatto il sistema automatico GoTo.
In sostanza, StarSense funziona bene ed è molto utile. Non è necessario uno smartphone di fascia alta. Io utilizzo un Nothing Phone di prima generazione. Celestron ha un elenco di compatibilità e indica Android 7.1.2 o un iPhone 6 come requisiti minimi.
Online si trovano tuttavia alcune lamentele relative ad alcuni modelli riportati nell’elenco che non avrebbero funzionato. La prima sera siamo ancora un po’ irritati perché l’app perde spesso l’orientamento. Prima della seconda sera, pulisco l’obiettivo della fotocamera dello smartphone, il che ne migliora nettamente il funzionamento.
Iniziamo durante la parata planetaria di fine febbraio, quando Mercurio, Venere, Marte, Giove, Saturno, Urano e Nettuno sono allineati nel cielo. La città risplende, così come la luna. Logicamente è lei il primo bersaglio e può essere individuata rapidamente anche senza cercatore o StarSense Explorer. Se il suo bagliore è intenso, l’app consiglia di cercare oggetti più distanti. Infatti, non tollera una luce lunare troppo chiara. O quantomeno ha più difficoltà a identificare gli oggetti vicini alla luna.
Un’altra difficoltà è la maneggevolezza dello stesso telescopio. Reagisce in modo sensibile al tatto e si sposta sempre leggermente quando togliamo le dita per guardare cautamente attraverso l’oculare. Per compensare questo difetto, può essere utilizzata la regolazione fine, praticabile tramite una maniglia rotante. Ma capita anche di perdermi nello spazio e di dover rifare tutto daccapo.
All’inizio, è decisamente consigliabile utilizzare l’oculare da 25 millimetri. Questo ci concede un po’ di tempo per l’osservazione e la regolazione, prima che la luna o Giove scompaiano dal campo visivo. Seguire i corpi celesti è un’operazione faticosa. A tratti mi infastidisco e lascio il campo a Stephan, che rimette a fuoco gli oggetti e richiama la mia attenzione sull’aberrazione cromatica, ovvero un errore di immagine nei telescopi a lenti che si verifica quando la luce viene rifratta. Si notano bordi di colore leggermente sfocati. Nell’immagine della luna in basso si capisce cosa intendo.
Avrei voluto mostrare un’immagine reale dello sguardo attraverso l’oculare, ma scartiamo subito il piano di collegare il Celestron NexYZ 3-Axis di Stephan e di scattare delle foto attraverso l’oculare con lo smartphone. È tutto troppo traballante, non c’è alcuna possibilità. In teoria, tramite un adattatore T2 sarebbe possibile collegare anche una fotocamera. Ma non ce l’abbiamo, e comunque da questa combinazione non mi aspetterei granché. Questo telescopio è adatto per osservare, non per fare fotografie. Infine, con lo smartphone riusciamo a scattare una foto traballante attraverso l’oculare. Dal vivo l’aspetto è leggermente migliore, la luna è facile da osservare. Ma il confronto con la foto scattata con lo smartphone attraverso l’oculare del NexStar 6SE parla da sé.
In primavera, sull’Adriatico, sono contento di aver messo il telescopio nel bagagliaio. Mi rendo conto della praticità del leggero StarSense Explorer solo quando lo posiziono ogni giorno in luoghi diversi, non dovendo mai ricalibrarlo nonostante il trasporto. Basta inserire lo smartphone nel supporto e l’app mi guida verso il bersaglio.
Dal momento che anche Stephan si trova in Italia, continuiamo la nostra ricerca insieme. A volte sulla spiaggia, a volte davanti a casa e sul litorale densamente popolato, naturalmente mai in condizioni ideali, cioè al buio. Almeno però le nostre dita non soffrono più il freddo e riusciamo quindi sempre meglio ad allineare il telescopio.
Con l’oculare da 10 millimetri (ingrandimento di 70x) si possono vedere le bande di Giove e anche i satelliti medicei sono chiaramente visibili. In questa occasione, noto che le descrizioni nell’app non sono sempre aggiornate: infatti, l’app menziona 67 satelliti di Giove conosciuti.
Questo dato però è del 2003, da allora il numero è salito a 95. Non che questo faccia alcuna differenza nella pratica con il nostro telescopio, dal momento che non servirà di certo a scoprire il 96º satellite.
Con la lente di Barlow 2x e l’ingrandimento massimo di 140x è davvero difficile trovare, mettere a fuoco e seguire gli oggetti. Riusciamo a trovare la luna e ansimiamo appresso ai pianeti per ottenere un’occhiata fugace. Così non è molto divertente. Dopo poco tempo, rimuoviamo nuovamente il doppiatore.
Stephan ha un’altra missione con il telescopio: trovare l’ammasso stellare globulare Messier 3 (M3). Qui si raggruppano 500 milioni di stelle in un raggio di 5 anni luce, mi spiega. Ne abbiamo proprio uno a questa distanza dalla terra, Proxima Centauri. Ma M3 è a una distanza di 33 920 anni luce e quindi quasi invisibile.
L’app ci dice che M3 può essere visto come una «macchia luminosa e scura» con un cannocchiale. Osservato con un telescopio, dovrebbe assumere una qualità tridimensionale. M3 è elencato come uno degli «oggetti difficilmente individuabili». Stephan accoglie la sfida e finalmente centra il bersaglio. Si tratta davvero di una «macchia luminosa e scura» circondata da alcune stelle più riconoscibili.
Devo prendermi il tempo necessario, cambiare la prospettiva e, soprattutto, lasciare che le parole di Stefan facciano effetto, mentre mi racconta dell’incredibile spettacolo di luce che si svolge là fuori. Quello che riesco a immaginare, però, non ha un aspetto spettacolare. Il telescopio raggiunge i suoi limiti. Se non altro in questo ambiente inquinato dalla luce.
L’Explorer LT 70 AZ è quello che è: un telescopio entry-level. Quanto sarei riuscito a fare solo con l’aiuto dell’app? Anche se il direzionamento funziona bene, probabilmente avrei dovuto cercare Messier 3 a lungo e, dopo una fugace occhiata a luna e pianeti, mettere in un angolo questo telescopio, a volte traballante e a volte ostinato. Ma è comunque un inizio, e osservare le stelle in compagnia è certamente più divertente.
Considerato il prezzo, non posso permettermi di esternare troppe critiche. È comunque un peccato che il divario sia così ampio. Da un lato, c’è l’app facile da usare che può condurre al bersaglio in qualsiasi momento. Dall’altro, la meccanica è di gestione difficile, e questo più di una volta ha fatto da guastafeste. Fortunatamente, la funzione StarSense è disponibile anche sui telescopi Celestron di qualità superiore.
Se potessi, darei una valutazione di quattro pianeti. Perché infatti non brillano di luce propria, ma di luce riflessa dalle stelle. La star dell’Explorer LT 70 AZ non è il telescopio, ma la funzione StarSense.
L’ottimo funzionamento della navigazione via smartphone mette in ombra i punti deboli del telescopio. Il direzionamento è semplice, mentre allineare correttamente il sensibile tubo telescopico può essere complicato. Ecco perché entusiasmo e frustrazione si alternano.
Chi è appassionato di questo hobby, quindi, presto o tardi cercherà nuovi orientamenti, ma non vorrà fare a meno della funzione StarSense. Fortunatamente, questa è disponibile anche sui telescopi Celestron di qualità superiore. Considerato che da un telescopio entry-level in questa fascia di prezzo non ci si può aspettare molto di più, grazie a StarSense riesce comunque a ottenere quattro stelle.
Pro
Contro
Semplice scrittore, doppiamente papà, che ama essere in movimento e destreggiarsi nella vita familiare quotidiana, come un giocoliere che lancia le palline e di tanto ne fa cadere una. Può trattarsi di una palla, di un'osservazione, o di entrambe.